SCIENZE
LA TETTONICA DELLE PLACCHE E L'ETNA
E’ solo nel 1965 che nasce la teoria della tettonica delle placche, secondo la quale la litosfera (composta dalla crosta terrestre e dallo strato solido sottostante) non è un unico blocco ma è formata da circa 20 pezzi, chiamati zolle o placche, di cui le più grandi sono 6:
Prima di lasciare gli Stati uniti d’America, parleremo della placca che li ospita:
la Placca Nordamericana: è una delle placche o zolle più grandi in cui è divisa la litosfera terrestre. Si estende principalmente sul territorio dell’America Settentrionale ed è costituita soprattutto da zolle continentali.
– placca africana;
– placca euroasiatica;
– placca pacifica;
– placca nordamericana;
– placca sudamericana;
– placca antartica.
– placca euroasiatica;
– placca pacifica;
– placca nordamericana;
– placca sudamericana;
– placca antartica.
Alcune sono placche solo continentali, altre solo oceaniche e altre sono formate sia da crosta continentale sia oceanica. Le placche non sono immobili, ma compiono un lentissimo movimento una rispetto all'altra. Ciò che le muove è il flusso di rocce fuse del mantello sottostante (astenosfera). Infatti sotto alla litosfera, che è costituita da materiale roccioso solido, c’è uno strato fluido che scorre di continuo creando un movimento che trascina le zolle sovrastanti.
Così, a seconda del movimento che si crea, i margini delle placche possono avvicinarsi, allontanarsi o scorrere l’una sull'altra. In quest’ultimo caso si creano terremoti anche molto intensi.
Se guardiamo il confine geologico orientale della placca nordamericana, possiamo vedere che essa confina con la placca euroasiatica. In conseguenza dei movimenti delle zolle, le due placche, che trasportano rispettivamente il Nord America e l’Europa, si stanno lentamente allontanando. Ogni anno, quindi, l’Oceano Atlantico diventa 2-3 centimetri più grande, perché una crepa si sta aprendo lentamente fra le due zolle. Via via che la spaccatura si allarga, il magma risale in superficie attraverso la frattura creando numerosi vulcani lineari. Questa roccia liquida solidifica e riempie la crepa fra le due placche.
Così, sotto l’Atlantico, si sta formando una nuova striscia di crosta chiamata Dorsale medio-oceanica o Dorsale medio-atlantica, che attraversa verticalmente tutto l’Oceano Atlantico.
Quando due placche si avvicinano, una placca si infossa sotto l’altra. Tra le due zolle si creano forti pressioni che, causando l’aumento della temperatura, favoriscono la formazione di magma, il quale risale in superficie provocando eruzioni di tipo esplosivo.
Per descrivere un esempio di questo fenomeno è giunto il momento di ritornare nella nostra bella Italia ed in particolar modo nella stupenda Sicilia, per salire sul vulcano attivo più grande d’Europa ed il secondo fra i vulcani più attivi al mondo: l’Etna, con i suoi 3350 m di altitudine e 35 km di diametro alla base. Come tutti i vulcani, l’Etna si è formato nel corso dei millenni con un processo iniziato intorno a 600.000 anni fa: ci fu un colossale attrito fra la zolla euro-asiatica e la zolla africana, allora separate da un ampio golfo, che dette origine alle prime eruzioni sottomarine con la nascita dei primi coni vulcanici al centro del golfo. Contrariamente a quanto si crede, l'Etna non è il classico vulcano a forma di cono, ma un complesso sistema creatosi in seguito alla formazione e ai successivi crolli di diversi coni vulcanici. Alla sommità, fino a poco più di un secolo fa, era posto un unico grande cratere centrale. Al suo interno, a partire dal 1945, si sono formate altre bocche eruttive: Bocca Nuova, Voragine, Cratere di nord-est e Cratere di sud-est. Ciascuna di esse ha un diametro di circa 200 m. Sulle pendici del vulcano si trovano inoltre centinaia di piccoli coni “avventizi”, che si sono generati nel corso dei millenni durante eruzioni dai fianchi laterali. Fino ai tempi recenti l’Etna veniva considerato un vulcano prevalentemente effusivo, cioè caratterizzato soprattutto dall’emissione di colate laviche che scorrono lentamente lungo le pendici della montagna. In realtà, negli ultimi 15.000 anni, la sua attività è stata caratterizzata da ricorrenti eruzioni esplosive, che si verificano quando si accumulano grandi quantità di gas che fanno esplodere di colpo il “tappo” di lava che chiude il cratere. Alcune di queste eruzioni esplosive hanno originato delle caldere, cioè ampie conche che si creano in seguito allo sprofondamento di una parte del cono vulcanico all’interno della camera magmatica, una volta che questa si è svuotata del magma interno a seguito di un’imponente eruzione. Nelle ultime centinaia di anni si sono susseguite infatti, con una certa frequenza, eruzioni esplosive ed effusioni laviche, alimentate sia dalle bocche eruttive sommitali del vulcano sia da bocche laterali. Queste eruzioni, della durata di alcuni giorni o anche di anni, hanno più volte danneggiato le aree urbanizzate che si trovano sulle pendici del vulcano, a causa dell’accumulo di ceneri e scorie e dello scorrimento di colate di lava.
Per descrivere un esempio di questo fenomeno è giunto il momento di ritornare nella nostra bella Italia ed in particolar modo nella stupenda Sicilia, per salire sul vulcano attivo più grande d’Europa ed il secondo fra i vulcani più attivi al mondo: l’Etna, con i suoi 3350 m di altitudine e 35 km di diametro alla base. Come tutti i vulcani, l’Etna si è formato nel corso dei millenni con un processo iniziato intorno a 600.000 anni fa: ci fu un colossale attrito fra la zolla euro-asiatica e la zolla africana, allora separate da un ampio golfo, che dette origine alle prime eruzioni sottomarine con la nascita dei primi coni vulcanici al centro del golfo. Contrariamente a quanto si crede, l'Etna non è il classico vulcano a forma di cono, ma un complesso sistema creatosi in seguito alla formazione e ai successivi crolli di diversi coni vulcanici. Alla sommità, fino a poco più di un secolo fa, era posto un unico grande cratere centrale. Al suo interno, a partire dal 1945, si sono formate altre bocche eruttive: Bocca Nuova, Voragine, Cratere di nord-est e Cratere di sud-est. Ciascuna di esse ha un diametro di circa 200 m. Sulle pendici del vulcano si trovano inoltre centinaia di piccoli coni “avventizi”, che si sono generati nel corso dei millenni durante eruzioni dai fianchi laterali. Fino ai tempi recenti l’Etna veniva considerato un vulcano prevalentemente effusivo, cioè caratterizzato soprattutto dall’emissione di colate laviche che scorrono lentamente lungo le pendici della montagna. In realtà, negli ultimi 15.000 anni, la sua attività è stata caratterizzata da ricorrenti eruzioni esplosive, che si verificano quando si accumulano grandi quantità di gas che fanno esplodere di colpo il “tappo” di lava che chiude il cratere. Alcune di queste eruzioni esplosive hanno originato delle caldere, cioè ampie conche che si creano in seguito allo sprofondamento di una parte del cono vulcanico all’interno della camera magmatica, una volta che questa si è svuotata del magma interno a seguito di un’imponente eruzione. Nelle ultime centinaia di anni si sono susseguite infatti, con una certa frequenza, eruzioni esplosive ed effusioni laviche, alimentate sia dalle bocche eruttive sommitali del vulcano sia da bocche laterali. Queste eruzioni, della durata di alcuni giorni o anche di anni, hanno più volte danneggiato le aree urbanizzate che si trovano sulle pendici del vulcano, a causa dell’accumulo di ceneri e scorie e dello scorrimento di colate di lava.
Io sono stato sull'Etna con i miei genitori ad agosto 2019. Abbiamo parcheggiato il camper vicino al Rifugio Sapienza, che si trova sul versante sud ad una quota di 1.923 metri. Da lì, con la funivia dell'Etna, siamo arrivati alla quota di 2.500 metri. Siamo saliti su degli speciali mezzi fuoristrada che, condotti da autisti esperti, ci hanno portato fino alla quota di 2.920 metri.
Abbiamo proseguito a piedi per arrivare nel punto più alto consentito in quel periodo, dal quale abbiamo potuto ammirate l'imponente cratere centrale, il cratere Sud-Est, i nuovi coni dell'eruzione del 2002-2003 ed il meraviglioso e particolare paesaggio lavico.
Mi ha sorpreso anche il fatto che sotto alle rocce ci fossero le coccinelle.
Quando siamo discesi abbiamo pranzato al ristorante del Rifugio Sapienza dove, appesi alle pareti, c'erano le foto di quando, il 9 aprile del 1983, la lava arrivò fino al secondo piano del rifugio e circondò tutto l'edificio, distruggendo anche una struttura vicina.
L'Etna è stato uno dei posti più particolari che ho visitato.
Commenti
Posta un commento